Trovo bella la
vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di
me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave.
Dobbiamo prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé:
e “lavorare sé stessi” non è proprio una forma di individualismo
malaticcio. Una pace futura potrà
esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in sé stesso –
se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza
o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di
diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo»
“Bene, io accetto questa nuova certezza:
vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so. Non darò più fastidio con
le mie paure, ma sarò amareggiata se altri non capiranno cos’è in gioco per noi
ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita dall’altra. Continuo a
lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca
di significato, anche se non ho quasi più il coraggio di dirlo quando mi trovo
in compagnia (…). Ho il dovere di vivere nel modo migliore e con la massima
convinzione, sino all’ultimo respiro”
“Probabilmente è di lì che mi viene questa
serenità, questa pace interiore: dalla coscienza di sapermela cavare da sola
ogni volta, dalla constatazione che il mio cuore non s’inaridisce per
l’amarezza, che i momenti di più profonda tristezza e persino di disperazione,
mi lasciano tracce positive, mi rendono più forte”.
pomeriggio, le quattro e
un quarto. Il sole illumina questa veranda e un vento lieve accarezza il
gelsomino. Vedi dunque, un altro giorno è appena cominciato per me – quanti ne
sono trascorsi da stamattina alle 7? Indugio ancora 10 minuti nell’osservare il
gelsomino e poi, sulla bicicletta che non ci è stata requisita, vado dal mio
amico, che è presente nella mia vita da 16 mesi e mi sembra di conoscere da
1000 anni – anche se a volte mi appare in una luce così nuova e meravigliosa da
togliermi il respiro. Sì, il gelsomino. Come è possibile, mio Dio, se ne sta là
stretto tra le mura dei vicini e il garage, e vede davanti a sè il tetto
piatto, scuro e fangoso del garage. In mezzo a quel grigio, spento color di
melma è così radioso, così incontaminato, così esuberante e così delicato come
una giovane sposa temeraria che si sia persa nei bassifondi. Qualcosa di
assolutamente incomprensibile.
Del resto,
non c’è alcuna necessità di capire. Si può benissimo credere nei Miracoli, in
questo 20° secolo. Questo è un miracolo. E io credo in Dio, anche se tra poco
in Polonia i pidocchi mi avranno divorata. Quel gelsomino, quel gelsomino mi fa
restare senza parole. È da tempo che si trova là, ma comincia a farmi restare
senza parole solo adesso.
Christien, apro a caso
la Bibbia e trovo questo: ‚Il Signore è il mio alto ricetto‛. Sono seduta sul
mio zaino nel mezzo di un affollato vagone merci. Papà, la mamma e Mischa sono
alcuni vagoni più avanti. La partenza è giunta piuttosto inaspettata, malgrado
tutto. Un ordine improvviso mandato appositamente per noi dall’Aia. Abbiamo
lasciato il campo cantando, papà e mamma molto forti e calmi, così Mischa.
Viaggeremo per tre giorni. Grazie per tutte le vostre buone cure. Alcuni amici
rimasti a Westerbork scriveranno ancora a Amsterdam, forse avrai notizie? Anche
dalla mia ultima lunga lettera? Arrivederci da noi quattro. Etty.
“La vita è
difficile, ma ciò non è grave. Dobbiamo cominciare a prendere sul serio il
nostro lato serio, il resto verrà sa sé: e “lavorare a se stessi” non è proprio
una forma d’individualismo malaticcio. Una pace futura potrà esser veramente
tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso, se ogni uomo si
sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se
avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse
alla lunga in amore, se non è chiedere troppo”
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