sabato 2 ottobre 2021

DISCORSO DI PAPA FRANCESCO AI CATECHISTI-SETTEMBRE 2021

 





Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dall’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI

Papa Francesco, 30 gennaio 2021

Sintesi di don Paolo

Cari fratelli e sorelle, Vorrei condividere tre punti che spero possano aiutarvi nei lavori dei prossimi anni. Il primo: catechesi e kerygma.

La catechesi è l’eco della Parola di Dio. Nella trasmissione della fede la Scrittura è «il Libro; non un sussidio, fosse pure il primo». La catechesi è dunque l’onda lunga della Parola di Dio per trasmettere nella vita la gioia del Vangelo. Grazie alla narrazione della catechesi, la Sacra Scrittura diventa “l’ambiente” in cui sentirsi parte della medesima storia di salvezza, incontrando i primi testimoni della fede. La catechesi è uno spazio privilegiato per favorire l’incontro personale con Gesù. Perciò va intessuta di relazioni personali. Non c’è vera catechesi senza la testimonianza di uomini e donne in carne e ossa. Questo esige dall’evangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l’annuncio, vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna».

Il secondo punto: catechesi e futuro. La catechesi ispirata dal Concilio è continuamente in ascolto del cuore dell’uomo, sempre con l’orecchio teso, sempre attenta a rinnovarsi. Questo è magistero: il Concilio è magistero della Chiesa. O tu stai con la Chiesa e pertanto segui il Concilio, e se tu non segui il Concilio o tu l’interpreti a modo tuo, come vuoi tu, tu non stai con la Chiesa. Per favore, nessuna concessione a coloro che cercano di presentare una catechesi che non sia concorde al magistero della Chiesa. Dalla radice della Parola di Dio, attraverso il tronco della sapienza pastorale, fioriscono approcci fruttuosi ai vari aspetti della vita. Non dobbiamo avere paura di parlare il linguaggio della gente. Non dobbiamo aver paura di ascoltarne le domande, quali che siano, le questioni irrisolte, ascoltare le fragilità, le incertezze: di questo, non abbiamo paura. Non dobbiamo aver paura di elaborare strumenti nuovi.

Terzo punto: catechesi e comunità. In questo anno contrassegnato dall’isolamento e dal senso di solitudine causati dalla pandemia, più volte si è riflettuto sul senso di appartenenza che sta alla base di una comunità. Il virus ha scavato nel tessuto vivo dei nostri territori, soprattutto esistenziali, alimentando timori, sospetti, sfiducia e incertezza. Ha messo in scacco prassi e abitudini consolidate e così ci provoca a ripensare il nostro essere comunità. Abbiamo capito, infatti, che non possiamo fare da soli e che l’unica via per uscire meglio dalle crisi è uscirne insieme – nessuno si salva da solo, uscirne insieme –, riabbracciando con più convinzione la comunità in cui viviamo. Perché la comunità non è un agglomerato di singoli, ma la famiglia in cui integrarsi, il luogo dove prendersi cura gli uni degli altri, i giovani degli anziani e gli anziani dei giovani, noi di oggi di chi verrà domani. Solo ritrovando il senso di comunità, ciascuno potrà trovare in pienezza la propria dignità.

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