Gli oratori
non nascono come progetti “fatti a tavolino” ma dalla capacità di lasciarsi
provocare e mettere in discussione dalle urgenze e dai bisogni del proprio
tempo. Le precarie condizioni
spirituali della gioventù cinquecentesca di Roma per San Filippo, l’esigenza di
scolarizzazione e educazione cristiana per la diocesi ambrosiana
nell’attuazione del Concilio di Trento, l’incontro di don Bosco con ragazzi
“abbandonati e pericolanti”, spesso precocemente incarcerati a causa delle dure
condizioni di vita nella Torino industriale di metà Ottocento: queste sono state
le circostanze che hanno originato le diverse esperienze educative. Gli oratori
non si sono poi limitati al recupero, all’istruzione o all’assistenza: la
seconda caratteristica è quella di aver saputo valorizzare e abitare la qualità
etica dei linguaggi e delle sensibilità giovanili, promuovendo, a un tempo,
musica, teatro, letteratura e, contemporaneamente gioco, sport e festa –
formazione umana, culturale e spirituale –, prevenzione sociale,
accompagnamento familiare e avviamento al lavoro. Tuttavia
tali proposte non sono state concepite in senso solo strumentale in vista
dell’educazione religiosa, ma sono state percorse fino in fondo, nella loro
capacità di educare alla relazione e alla responsabilità.
Nell’opera dei grandi
testimoni dell’educazione cristiana, secondo la genialità e la creatività di
ciascuno, troviamo i tratti fondamentali dell’azione educativa: l’autorevolezza dell’educatore, la centralità della
relazione personale, l’educazione come atto di amore, una visione di fede che
dà fondamento e orizzonte alla ricerca di senso dei giovani, la formazione
integrale della persona, la corresponsabilità per la costruzione del bene
comune.
Oggi gli oratori devono
essere rilanciati anche per diventare sempre più “ponti tra la Chiesa e la strada”.
Una rinnovata collaborazione con la
famiglia
All’interno della comunità educativa una
particolare responsabilità compete alla famiglia che, per sua indole e
vocazione, «possiede vincoli vitali e organici con la società, perché ne
costituisce il fondamento e l’alimento continuo mediante il suo compito di
servizio alla vita: dalla famiglia, infatti, nascono i cittadini e nella
famiglia essi trovano la prima scuola di quelle virtù sociali, che sono l’anima
della vita e dello sviluppo della società stessa». Il compito educativo,
connaturale alla sua identità, fa sì che «nell’orizzonte della comunità
cristiana, la famiglia resta la prima e
indispensabile comunità educante. Per
i genitori, l’educazione è un dovere essenziale, perché connesso alla
trasmissione della vita; originale e primario rispetto al compito educativo di
altri soggetti; insostituibile e inalienabile, nel senso che non può essere
delegato né surrogato». È pertanto necessaria una forte e rinnovata alleanza
tra le famiglie e l’oratorio perché: «La famiglia è ricchezza per gli sposi,
bene insostituibile per i figli, fondamento indispensabile della società,
comunità vitale per il cammino della Chiesa. La famiglia è luogo privilegiato
di educazione umana e cristiana e rimane, per questa finalità, la migliore
alleata del ministero sacerdotale; essa è un dono prezioso per l’edificazione
della comunità».
È compito primario dell’oratorio valorizzare
il ruolo delle famiglie e sostenerlo, sviluppando un dialogo aperto e
costruttivo. La soggettività
educativa della famiglia in oratorio deve modularsi in modo da favorire la
tipicità del luogo che, nel rispetto degli spazi propri destinati ai ragazzi e
ai giovani, deve rimanere tipicamente giovanile. L’oratorio,
infatti, si configura come ambiente di condivisione e di aggregazione
giovanile, dove i genitori
trovano un fecondo supporto per la crescita integrale e il discernimento
vocazionale dei propri figli. In una fase storica in cui i cambiamenti
culturali e sociali in atto nel nostro Paese richiedono una rinnovata alleanza tra la famiglia e le agenzie
educative, il rapporto tra
oratorio e famiglia si configura come laboratorio quanto mai fecondo per
sperimentare anche nuovi percorsi di corresponsabilità educativa. È importante
che nell’oratorio si respiri un clima familiare anche per aiutare i tanti
ragazzi e giovani alle prese con situazioni familiari problematiche, per i
quali spesso l’oratorio diventa una seconda famiglia.
Il primato della relazione
L’oratorio educa ed
evangelizza, in un contesto ecclesiale di cammino comunitario, soprattutto
attraverso relazioni personali autentiche e significative. Esse costituiscono
la sua vera forza e si attuano sia attraverso percorsi strutturati sia
attraverso espressioni informali. L’attuale
emergenza educativa è letta da più parti come esito di un impoverimento delle
relazioni educative personali. In particolare va sottolineato come
l’accrescersi esponenziale della comunicazione virtuale costituisca una sorta
di surrogato della relazione, che rischia di trarre in inganno molti giovani.
Anche laddove i social network sembrano semplicemente prolungare e rafforzare rapporti
di amicizia, appare necessario aiutare i giovani che abitano il mondo della
rete a scendere in profondità coltivando relazioni vere e sincere.
L’oratorio risponde a questa situazione favorendo il più possibile il
consolidarsi di un preciso stile relazionale fatto di accoglienza semplice e
schietta, ascolto profondo e sintonia empatica. Particolare cura richiede
l’accompagnamento educativo personale, specie a partire dall’età della
preadolescenza, che permette di verificare la reale assimilazione degli
obiettivi proposti e di ricalibrare continuamente in itinere la proposta
formativa. Tutte le attività dell’oratorio sono, perciò, improntate a favorire
un contesto di dialogo sereno e costruttivo nella consapevolezza che nessuna attività può sostituire il primato della relazione
personale.
La sfida pertanto è quella di far diventare
gli oratori spazi di accoglienza e di dialogo, dei veri ponti
tra l’istituzionale e l’informale, tra la ricerca emotiva di Dio e la proposta
di un incontro concreto con Lui, tra la realtà locale e le sfide planetarie,
tra il virtuale e il reale, tra il tempo della spensieratezza e quello
dell’assunzione di responsabilità.
[CEI, “IL
LABORATORIO DEI TALENTI” Nota pastorale sul valore e la missione degli oratori
nel contesto dell’educazione alla vita buona del Vangelo].
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