Come
è noto Papa Francesco ha voluto arricchire il nostro anno liturgico di due
celebrazioni particolari: la domenica nella quale si celebra la Giornata
Mondiale dei Poveri e quella della Parola, la Terza del Tempo ordinario. Sono intimamente
legate. Gesù è venuto ad annunciare il lieto annunzio ai poveri, li proclama
beati e si identifica con loro tanto che qualsiasi cosa faremo ai poveri,
l’abbiamo fatta a Lui. Nella domenica della Parola ci mettiamo in “adorazione”
del Verbum Domini, la parola di quel Corpo che lo completa, perché è
tutt’altro che muto. Dovremmo portare la Parola di Dio in processione, proprio
come l’Eucarestia.
In
realtà la vera adorazione è portarla con sé – come i Vangeli che Papa Francesco
distribuisce a Piazza San Pietro raccomandandosi di portarli in tasca –
leggerla, perché è lampada per i nostri passi, metterla in pratica perché tanti
la riconoscano da come noi amiamo. Possiamo ritrovarci intorno ad essa,
riprendendo la Lectio Divina, anche nelle nostre case, sia per guidare la fraternità
che essa genera sia per ascoltarla e pregare assieme. E la preghiera si nutre
della Parola. La Parola è luce perché ci fa sentire l’amore di Dio e ci insegna
a vedere noi stessi e gli altri: rende tutto bello, perché tutto è amato. Il
Verbo si è fatto carne. Carne! E noi lo rendiamo astratto, virtuale, generico,
fuori della storia? “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5).
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